Le drammatiche notizie della pandemia hanno sottratto spazio a due ricorrenze che hanno segnato la storia dell’umanità: i 72 anni della Dichiarazione universale dei diritti umani (10 dicembre 1948) e gli 8 anni della Risoluzione sul diritto universale alla copertura sanitaria (12 dicembre 2012).

Le “giornate internazionali” delle Nazioni Unite non sono mere ricorrenze, ma occasioni per mobilitare volontà e risorse per affrontare i problemi globali, e per rafforzare le conquiste dell’umanità: la loro efficacia si misura con le iniziative nelle varie parti del mondo, che fanno capire quale sia l’attenzione ed interesse che viene riservata dalle persone e dai governi alla tutela dei diritti che ciascuna di loro richiama, promuove e tutela.

E Avis che c’entra?

L’articolo 2 della Dichiarazione è il cuore stesso dello Statuto dell’Avis nazionale, “un’associazione di volontariato, apartitica, aconfessionale, che non ammette discriminazioni di genere, etnia, lingua, nazionalità, religione, ideologia politica”.

Lo stesso vale per la Risoluzione, poiché ogni donatore è per l’Avis “promotore di un primario servizio socio-sanitario ed operatore della salute, anche al fine di diffondere nella comunità nazionale ed internazionale i valori della solidarietà, della gratuità, della partecipazione sociale e civile e della tutela del diritto alla salute”.  

Garantire ad ogni individuo la salute e il benessere, proprio e della sua famiglia, con particolare attenzione alle cure mediche e alla sicurezza in caso di malattia, significa per noi avere la volontà di essere parte di un circolo virtuoso, in cui ciascuno dona il meglio di sé per un futuro più sicuro e più sano delle nuove generazioni.

Durante questa pandemia abbiamo anche sperimentato e assistito a innovazioni positive e importanti nel modo di gestire i servizi sanitari, oltre che a nuovi modelli di cura e progressi nella medicina.

Dobbiamo fare tesoro di questi progressi, per quanto effetto di una tragedia ancora in atto, perché è attraverso di essa che è stato capito quanto sia importante investire in modo preventivo e programmato nei sistemi sanitari che ci proteggono.

Il ruolo che i donatori di sangue hanno svolto accanto al sistema sanitario anche durante questa emergenza (vedi articolo sul plasma iperimmune) ha rivelato che, grazie alla solidarietà, la medicina può essere qualcosa di più che mera scienza della sopravvivenza.

È proprio questo il senso della Giornata internazionale della copertura sanitaria universale: sensibilizzare alla necessità di sistemi sanitari forti e resilienti, nei quali le organizzazioni come la nostra sono partner straordinari e irrinunciabili.

L’obiettivo della risoluzione è sostenere ciò che è stato ottenuto finora e fare in modo che i leader di tutti i paesi del mondo facciano investimenti più intelligenti nella salute, per raggiungere entro il 2030 anche quei milioni di abitanti del pianeta che oggi non vedono riconosciuto alcun diritto alla propria salute.

Ogni goccia di sangue donato è un passo verso quella direzione.