Dopo l’articolo ZONA “ROSSO SANGUE” del 16 novembre  2020 i nostri volontari hanno ricevuto molte domande sulle modalità di donazione e sul test sierologico che può chiedere chi va a donare.

Cominciamo intanto col dire che le direttive su tutto il territorio nazionale seguono le indicazioni del Comitato di esperti in materia economica e sociale del Governo, che vede al suo interno epidemiologi ai vertici degli organismi sanitari.

Su quelle basi un gruppo di lavoro formato dal CNS (Centro Nazionale Sangue: www.centronazionalesangue.it) e composto da propri esperti e altri provenienti da SRC (Strutture Regionali di Coordinamento per le attività trasfusionali, in Toscana web2.e.toscana.it) e del SIMTI (vedi articolo del 19 ottobre 2020: www.simti.it) ha elaborato delle vere e proprie “linee guida” per donatori e personale addetto alla raccolta.

Quindi nessun protocollo è lasciato alle decisioni locali, come mai lo era stato lasciato in passato.

Molti dei pazienti trasfusi ogni giorno negli ospedali sono persone affette da patologie che richiedono un ricorso regolare alle trasfusioni di sangue (ad esempio emoglobinopatie, ma anche pazienti ematologici ed oncologici): non si può quindi sospendere le raccolte del sangue e degli emocomponenti, soprattutto in un momento come l’attuale in cui il sistema sanitario deve fronteggiare un’ulteriore grave emergenza.

È quindi necessario introdurre comportamenti per donatori e personale sanitario che garantiscono la massima sicurezza dell’attività stessa di raccolta, considerando la loro possibile esposizione al nuovo agente infettivo potenzialmente letale in un contesto senza precedenti nella storia della trasfusione.

D’altra parte le precedenti epidemie da virus respiratori (MERS-CoV e SARS-CoV) ha prodotto una letteratura scientifica concorde nell’affermare che non vi sono evidenze di trasmissione trasfusionale del virus (e quello del SARS-CoV-2 non è ancora, ovviamente, documentato).

Questo ha comportato, come prima evidenza, l’adozione di misure cautelative comuni a tutte le strutture ospedaliere, l’accesso alla donazione solo su prenotazione e la compilazione di ulteriori moduli certificativi sin dalla fase di accesso, che rispondono a quegli aspetti già detti due articoli fa.

Tutti gli operatori della rete trasfusionale e i donatori sono quindi impegnati a collaborare per garantire che la donazione sia effettuata in maniera sicura, applicando gli stringenti criteri di sicurezza delle Linee guida, costantemente aggiornate sotto il profilo della maggiore conoscenza del nuovo agente patogeno e dell’evoluzione nazionale e mondiale della situazione epidemiologica.

In Toscana, grazie alla Ordinanza della Regione del 15 maggio scorso, la donazione è stata inserita tra le occasioni per effettuare il test sierologico volontario e gratuito: il donatore può quindi chiedere all’atto della prenotazione (obbligatoria) di poterlo effettuare, e può rinunciarci in qualunque momento, persino lo stesso giorno della donazione.

Alcune Unità di Raccolta possono anche accettare la richiesta estemporanea di test sierologico anche da parte di chi non l’aveva chiesta prima.

Il test in questione rileva direttamente dal sangue donato la presenza degli anticorpi che la persona contagiata sviluppa dopo pochi giorni dal contagio: il test positivo indica quindi che l’organismo è venuto a contatto con il virus e quindi il donatore verrà avvertito del suo esito tempestivamente ed istruito per sottoporsi al tampone nasofaringeo (in modo da non vanificare la sua donazione).

Se il tampone risulta negativo, significa che l’infezione è guarita (anche se ad oggi non si può escludere che il donatore si possa in futuro contagiare di nuovo) e la donazione potrà seguire il suo corso; viceversa, il donatore seguirà i protocolli sanitari previsti per i casi di positività e, purtroppo, il suo gesto per questa volta non andrà a buon fine.

L’esito negativo del test sierologico è riportato insieme ai parametri delle analisi del sangue che arrivano a casa del donatore.

I risultati di questi test faranno parte dell’indagine regionale per studiare le modalità di diffusione del virus nel nostro territorio.