La nostra Regione è capofila dello studio nazionale “Tsunami” per l’utilizzo a scopo terapeutico del plasma, cioè la trasfusione del plasma “iperimmune” dei guariti dal Covid come cura per quelli ancora malati, oggi sempre più necessaria.

Vediamo come funziona.

Nel plasma dei guariti da Covid 19 (specialmente se in forma grave) è presente un elevato livello di anticorpi specifici utili a ridurre la carica virale attraverso l’immunizzazione “passiva” di una trasfusione: questi anticorpi contribuiscono a diminuire il rischio di trasferimento in terapia intensiva e la durata di degenza dei pazienti affetti da Covid 19.

Il vantaggio è che il plasma non ha gruppo sanguigno, perché non contiene i globuli rossi: tutti possono donare a tutti.

Può donare il plasma terapeutico “iperimmune” chiunque abbia avuto un tampone positivo ed è stato in isolamento per 10 giorni (di cui almeno 3 senza sintomi), ma può candidarsi anche chi ha avuto un test sierologico positivo IgG.

Occorre naturalmente avere un tampone negativo prima di poter donare!

Non è consentito questo tipo di donazione di plasma (e solo per questo tipo) alle donne che sono state in gravidanza.

Della donazione di plasma si parlerà in dettaglio nel prossimo articolo; qui possiamo anticipare brevemente che i protocolli sono gli stessi della donazione di sangue (visti nell’articolo precedente), con però diversi tempi di attesa e quantità.

La donazione di plasma dura mediamente 40/50 minuti e il periodo minimo di attesa per tornare a donare è di 14 giorni: il nostro organismo recupera infatti molto velocemente i contenuti della parte non corpuscolare del sangue.

Una sacca contiene 600/700 ml di plasma e se ne può donare non più di 10 litri l’anno.

Il plasma è (come il sangue intero) un bene pubblico tutelato dalla legge e la sua titolarità è pubblica: rappresenta infatti una delle più importanti “materie prime” per la produzione di molti medicinali e farmaci “salva-vita”.

Tutti coloro che sono guariti dal Coronavirus e che rispondono alle caratteristiche sopra descritte, possono ora candidarsi, cercando informazione dalla propria Associazione comunale, dal Servizio trasfusionale di riferimento o anche dal Centro Regionale Sangue: per chi è già donatore periodico, è importante ricordare sempre al momento della donazione la propria Associazione comunale di riferimento, che potrà così continuare a seguire il percorso del proprio donatore anche in questa particolare e ulteriore opera di salvataggio.